giovedì 30 maggio 2013

Ciao Franca.. .. caro Dario.. ti siamo vicini.. era.. è una grande donna!

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu
Sede: Società Cooperativa Italiana Zurigo - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo
La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897
La Newsletter dell'ADL di oggi – 30.5.2012 – è inviata a 40'236 utenti
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IPSE DIXIT
Se si presenta morta è meglio! - «Per l’imbecille mentalità corrente, una donna convince veramente di aver subito violenza carnale contro la sua volontà, se ha la “fortuna” di presentarsi alle autorità competenti pestata e sanguinante, se si presenta morta è meglio!» – Franca Rame
Trascrizione del verbale di un interrogatorio - «Studentesse aggredite mentre andavano a scuola, un’ammalata aggredita in ospedale, mogli separate sopraffatte dai mariti, certi dei loro buoni diritti. Ma il fatto più osceno è il rito terroristico a cui poliziotti, medici, giudici, avvocati di parte avversa sottopongono una donna, vittima di stupro, quando questa si presenta nei luoghi competenti per chiedere giustizia, con l’illusione di poterla ottenere. Questa che vi leggo è la trascrizione del verbale di un interrogatorio durante un processo per stupro, è tutto un lurido e sghignazzante rito di dileggio.
MEDICO: Dica, signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere... una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO: Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE: È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO: Si è sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE DEGLI STUPRATORI: Si è sentita umida?
GIUDICE: Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO: Lei ha goduto?
MEDICO: Ha raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO: Se sì, quante volte?» – Franca Rame
 


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EDITORIALE
Ciao, Franca
Era un’artista vera e generosa anche nell’impegno civile. Ricercava una relazione che fosse anche di amicizia e solidarietà umana
di Anna Finocchiaro
Senatrice della Repubblica
Franca Rame è stata mia collega in una breve e tormentata legislatura. Di lei ricordo con commozione, oltre a intelligenza, vivacità e cultura, la ricerca e la disponibilità ad una relazione che fosse politica, ma anche di amicizia e solidarietà umana. Capisco il vuoto che lascia nella vita di Dario e Jacopo, che hanno avuto la fortuna di amarla. Scompare un'artista vera e generosa nella sua arte, come nell'impegno civile e politico.
 
Franca Rame
(18 luglio 1929 –29 maggio 2013)


La situazione politica
Più di un campanello d’allarme
Quando un così grande numero di cittadini rimane a casa deve essere dichiarato lo stato di crisi della democrazia rappresentativa.
di Paolo Bagnoli
Se ci è permesso aprire con una battuta, vorremmo dire che le recenti elezioni amministrative sono state le elezioni del non voto. Infatti, rispetto alle precedenti comunali, il calo dei votanti è stato del 19,2%; se si esclude Roma, ove si è votato meno che in altri comuni, la percentuale si riduce al 14,4%. Le cifre fanno riflettere ed è doveroso farlo perché l’astensione alle elezioni comunali in un Paese quale l’Italia ove i Comuni sono, storicamente, la centralità della vita pubblica, suona come un qualcosa di più rispetto al solito campanello di allarme. Per cercare di capire il giudizio esso deve essere politico, globale e non, come talvolta avviene, sociologico o statistico.
Vediamo un po’. Intanto, quando un così grande numero di cittadini rimane a casa, la prima considerazione è che lo stato di crisi della democrazia rappresentativa deve essere obbligatoriamente dichiarato. Ciò rende tutto più relativo e carico di responsabilità collettive. Tale situazione, per esempio ci dice, che pur essendo incontrovertibile la buona riuscita del Pd dovuta anche al fatto che tutti gli altri sono andati peggio, a cominciare dal principale partner di governo, il Pdl, essa non può sbrigativamente essere considerata come un’inversione di tendenza rispetto alla crisi di credibilità della politica. Né, oggettivamente, ricondotta alle performances del governo se pur Enrico Letta, che onora bene l’incarico di presidente del consiglio, ha giocato a favore del suo governo improbabile il risultato del proprio partito. Di sicuro, per uno di quei paradossi veloci che talora la politica ci riserva, a meno di problemi che gli provengano dal suo stesso partito, da quanto ieri poteva temere di più, ossia il Pdl ora, invece, il governo trae forza, considerate le panie giudiziarie di Silvio Berlusconi che di esso ha bisogno per giocare la propria personalissima partita.
Se il Pdl perderà, come sembra negli atti, anche la guida del comune di Roma, esso non esprimerà più il sindaco di alcuna delle grandi città italiana. Un fatto significativo di un altro avvio di processo, considerato che, data un’occhiata ai risultati della Lega, non basta più l’asse verde-azzurro per guidare non solo il Paese, ma neppure suoi segmenti rilevanti. Ciò aumenta le responsabilità del Pd anche perché Marino, da tempo più sulla scia di Sel che del suo partito, sembra essere un corpo centrifugo in una massa cui la segreteria Epifani dovrebbe rimettere ordine: vasto programma!
Il terzo rilevante fattore è lo sgonfiamento del movimento di Grillo. Con la facilità con la quale era emerso, e in che misura, così si è reimmerso, potremmo dire in virtù della più elementare delle leggi della politica: che per starvi dentro, se pur contestandola oppure sfasciarla come loro si propongono di fare, non si può rinunciare ad averne una. Non solo, ma occorre un personale che può benissimo esservi catapultato da altro, ma che, al pari di ogni qualsiasi attività umana, una volta che si trova lì, deve sapere il da farsi; imparare, insomma, il mestiere. Si può dire che i grillini se la sono suonata e cantata. Se volessimo essere scientifici dovremmo aggiungere che il disegno non politico di Grillo, di cui pure egli stesso ha fatto le spese, è riuscito in pieno in quanto, essendo molto attendibile che le astensioni provengano proprio da chi li aveva in precedenza votati, niente è più non politica che lo stare a casa il giorno delle elezioni disertando le urne. Beppe Grillo quindi, se pur paradossalmente, potrebbe vantare – pardon – urlare vittoria.
La parabola del movimento grillino consumatasi tra le elezioni politiche e quelle amministrative, tuttavia, ci consegna un ulteriore campo di riflessione; ossia, i danni della raffigurazione della politica quale casta; il castismo come la causa della crisi democratica. La casta, non l’assenza di politica. Ci siamo spesso domandati perché, relativamente ai costi della politica, il saggio di diversi anni orsono redatto da Cesare Salvi e Massimo Villone non abbia prodotto un effetto pari a quello di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Per dirla in breve, crediamo perché il primo si poneva una questione politica e della politica; l’altro certo si occupava della politica, ma solo in senso accusatorio e inquisitorio. La categoria del castismo – nata con Stella e Rizzo non certo con Salvi e Villone – ha finito per riassumere tutta la politica e il suo operare nel problema dei costi, quale questione riassorbente alla fine tutte le altre questioni, ma in modo agitatorio, non curandosi di correggere le abnormità – il finanziamento ai partiti così concepito è il più grande di tutti – né di garantire l’esemplare punizione della malversazione del pubblico denaro.
E il bello è che, usciti Salvi e Villone dal Parlamento, quasi tutti hanno alzato le mani e non c’è stata carica istituzionale che, appena insediatasi, non abbia subito preso le forbici per tagliare qualcosa; lo stesso governo ha abolito ora l’indennità di carica per i ministri che siano anche parlamentari, ma un decreto per bloccare subito un finanziamento indebito, e le conseguenti rate, non è stato fatto. E poiché tutti hanno tagliato, tutti vogliono ancora tagliare, se si raffronta ciò con l’astensione dalle elezioni e la sua portata, i loro gesti non hanno riavvicinato i cittadini alla politica e Grillo ha, paradossalmente, avuto estrema ragione.
Tra il fare politica e il fare notizia non sempre vi è coincidenza e allora se è giusto riconsiderare stipendi e spese complessive, ciò non può basarsi né sul moralismo né sulla demagogia, ma su una ricomposizione della statualità e della politica democratica che, come diceva Sturzo, porti la politica “ad inginocchiarsi alla morale” e la democrazia a sviluppare non “riformismi” che non si sa cosa sono, ma riforme: di struttura, di lotta, d’intervento e consistenza sociale vera.
L’Italia non si salva nella strettoia di un’Europa assurda e pericolosa anche a se stessa, ma reinventando una politica democratica per la quale i cittadini non sono il “popolo delle primarie” o coloro ai quali appioppare listini e liste bloccate, bensì i soggetti della sovranità. E i partiti, dal canto loro, non sono centri mobili di raccolta a capienza variabile, ma soggetti identitari di cultura politica e fautori di chiarezza programmatica sulla base dell’idea di Paese che hanno e degli interessi di cui si sentono portatori. In altri termini, né “novisti” né “rottamatori”, ma ideologicamente e identitariamente conformati, vale a dire dotati di una precisa nozione razionale di realtà e su come la rappresentano e, quindi, la vogliono cambiare.
 
Cesare Salvi e Massimo Villone


SPIGOLATURE
Qualcosa di paradossale
C'è qualcosa di paradossale e antistorico nell'atteggiamento
delle forze disgregatrici che provano a sabotare l'UE.
di Renzo Balmelli
MANUALE. C'è qualcosa di paradossale e antistorico nell'atteggiamento delle forze disgregatrici che provano a sabotare l'UE. La loro matrice è europea, ciò nonostante il loro nemico è l'Europa unita e senza più guerre. Un caso non più politico, ma da manuale di psicanalisi. In genere il club degli "anti" si muove sulla scia del populismo oltranzista, nella consapevolezza che l'euroscetticismo paga e che in tempi di austerità è una fonte inesauribile di facili consensi. Nel tritacarne di una duplice crisi – quella di identità e quella della solidarietà – il nazionalismo totalitario può ancora giocare brutti tiri. Un motivo in più per non arrendersi.
SPINTA. In mancanza di meglio, la destra si consola con il crollo dei grillini, fenomeno per altro prevedibile. Dall'uomo qualunque in poi, sia in Italia sia nel resto dell'Europa, il peronismo d'importazione non ha mai avuto vita lunga. Con Alemanno a Roma, escono ammaccati anche i sondaggi che davano il Pdl in vantaggio di chissà quanti punti. Polvere, e nemmeno polvere di stelle. Aspettando i ballottaggi, dalle urne delle amministrative si configura la geografia di una sinistra che nonostante tutto dispone ancora della spinta per ripartire, non per grazia ricevuta e non sempre mantenuta, ma per rinnovare il patto riformista con il Paese.
DISINCANTO. Dire che tutto è relativo non ha nulla a che vedere con la teoria della relatività, ma serve per dare un senso alle cose. Così se in Italia l'astensione fa gridare allo scandalo, nella Confederazione elvetica, culla della democrazia diretta, la partecipazione al 63% verrebbe considerata un buon risultato. Con ciò non si può certo sminuire la portata del fenomeno. Il calo dell'affluenza pone un interrogativo drammatico ai partiti, tanto più che il disincanto sconfina nel totale disinteresse. Ma d'altronde è difficile immaginare che possa crescere qualcosa di buono dopo anni di bunga bunga, processi, leggi ad personam e promesse mai mantenute.
LASCITO. Non per fare il verso a D'Alema, ma se il Pd, premiato dalla prima sfida con gli "alleati" di governo, vorrà davvero rappresentare la svolta rispetto all'indigesto inciucio delle larghe intese, dovrà non soltanto dire, ma anche fare qualcosa di sinistra. Dovrà quindi ricordarsi ogni giorno di essere la coscienza civile del Paese, così come lo sono stati don Puglisi, assassinato dalla mafia, e don Gallo, il prete dei poveri, entrambi depositari di un patrimonio umano, ideale, politico immenso e ricchissimo. Patrimonio che è poi anche un lascito morale a misura d'uomo a fronte di un sistema di potere che fa acqua da tutte le parti.
ARMA. I terroristi "fai da te" che hanno profanato Boston, Londra e Parigi sono come i seriali killer e gli stupratori la cui violenza non si spiega soltanto con il raptus o la follia omicida. Dormienti o in libertà provvisoria, essi sono tra noi e le loro motivazioni, gestite o meno da una regia occulta e perversa, rappresentano la nuova frontiera della prevaricazione che si alimenta alle bacate ideologie dell'estremismo religioso, in questo caso di matrice islamica. Ciò che le rende ancora più temibili è la capacità di condizionare le menti con relativa facilità e di trasformarle in un'arma sempre puntata da cui nessuno può considerarsi al riparo.
STELLE. Chi ha paura della storia? La domanda è sorta spontanea da quando si è saputo che la RAI sembra intenzionata a mandare in pensione La storia siamo noi, la trasmissione di Giovanni Minoli che provvedeva a ricordare al pubblico "come eravamo" senza ricorrere agli orpelli e alle cortine fumogene. Condotta con piglio giornalistico, serio e appassionato, la rubrica nei suoi dodici anni di esistenza ha prodotto un notevole sforzo di divulgazione culturale sulla storia dell'Italia e non solo. Oltre ai commenti, sempre calibrati, il corredo iconografico era di prima qualità, non fatto insomma per piacere a chi considera il confino una vacanza a cinque stelle.


L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :


FONDAZIONE NENNI
Parliamo di socialismo
No, non è Mitterand
Matteo Renzi mi è simpatico: giovane, sveglio, chiaro. E’ la felice antitesi del politico paludato, ambiguo, inaffidabile, che ammorba la politica italiana. Una ventata di aria fresca. Però c’è un “però” enorme. . .
di Giuseppe Tamburrano
Che cosa vuole Renzi? A parte le sue opinioni su singoli provvedimenti, come l’IMU, ha un progetto, un disegno generale, un’idea del suo partito, dei suoi fini e dei suoi strumenti: una volta si diceva l’ideologia e la tattica? Io non le ho viste e dunque non so che cosa sarebbe, che cosa diventerebbe il suo partito sotto la sua egemonia.
Dal crollo del muro di Berlino e dopo la fine del comunismo ci siamo chiesti invano che cosa volesse diventare il PCI ormai privato della propria identità. Quel grande partito ha risposto restando inerte, cercando di conservare le proprie forze e unendosi ad una parte della ex DC; è diventato un pezzo dentro il socialismo in Europa, ma senza identità in Italia, dov’è sopravvissuto facendo leva sui legami tenuti con gran parte della società e per le tante battaglie condotte sul campo.
Renzi ha fatto nascere in me, totus socialista, ma apolide, la speranza che avevamo anche noi il nostro Mitterrand, molto più giovane e incontaminato dell’anziano leader francese che ha fatto rinascere dalle rovine e portato alla vittoria il vecchio arnese della SFIO. Per la verità la battuta di Renzi: “L’unico rosso che conosco è quello della Ferrari” avrebbe dovuto mettermi sull’avviso – e invece noi l’abbiamo posta a carico del suo scanzonato carattere fiorentino.
No, Renzi non è il Mitterrand italiano. Ne è lontanissimo. Probabilmente conquisterà la leadership (sta collezionando sponsor del peso di Veltroni!), ma la nostra speranza – che possa diventare l’artefice di una “grande riforma”, di un moderno partito della giustizia e della libertà per tutti – è già andata frustrata.
È Barca l’altro astro crescente ha un progetto? Di quale progetto? Sì, Barca un progetto ce l’ha, ma mentre noi speriamo in un’idea per il futuro, Barca ha un progetto… per il passato. Vuole restituire presenza, iniziativa, “potere” ai circoli – le ex sezioni del PCI – dove ora i militanti non si chiamano più “compagni” e non si danno il fraterno “tu” di una volta.
Insomma, Renzi pensa al suo futuro ed al suo avvenire personale, Barca ai “tempi che furono”.
Povera sinistra, povero socialismo in un mondo politico lacerato e impoverito, specie l’Italia, e che tanto avrebbe bisogno di Nenni, di Berlinguer, di Mitterrand.


LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Comunali: la base processa Grillo
Pioggia di commenti sul blog del comico dopo il flop dei cinque stelle alle amministrative.
(Adnkronos) - "Ci avete invitato a votare altrove, noi lo abbiamo fatto", "Avete sbagliato candidati, la gente non li ha votati", "Beppe, questa volta non ci hai capito". Grillo concede un pizzico di autocritica e passa all'attacco, furioso con chi vota Pdl e Pd-menoelle e "condanna il Paese". Sul blog piovono commenti, sopra quota 400 a pochi minuti dalla pubblicazione del suo post al vetriolo.
La base ha da ridire e appare divisa, tra chi prende le difese del leader -"Beppe hai ragione, questa è l'Italia"- e chi invece lo attacca, senza concedere sconti ai parlamentari stellati. "Dopo le elezioni politiche - ricorda piccato Riccardo da Milano, con un commento che guadagna subito il podio dei più votati - su questo blog è stato pubblicato un post in cui si dichiarava esplicitamente una lista di motivi per cui chi aveva votato M5S aveva sbagliato voto. Ci avete invitato a votare altrove, e i cittadini hanno votato altrove. Dunque, di che ca... vi lamentate?".
"Non è vero che chi fa parte dell'Italia A è interessato a mantenere lo status quo - rimarca Isabella - Il vostro limite è esattamente qui. Classificare! Essere qualunquisti". Anche Pietro non è "in sintonia con l'analisi" di Grillo, "magari il 50% degli italiani stesse fuori dalla crisi. No, dobbiamo rivedere il metodo, non il sistema, di comunicazione. E poi i candidati non erano all'altezza, la gente lo ha capito e non è andata a votare. Semplice, nulla di più semplice", sostiene.
La base ne ha anche per i parlamentari 5 Stelle. Uno su tutti, il capogruppo al Senato Vito Crimi. "Ma perché - tuona Pietro - ogni volta che parla perde un'occasione per stare zitto? Ma come fa il capogruppo di un partito a rispondere ai cronisti: non posso dire nulla, non ho seguito i risultati.... Cosa è pagato a fare ? Per contare gli scontrini?".
Ma a prenderne di più, stando ai commenti postati sul blog, è senza dubbio Grillo. "Vi capisco, vi capisco” – gli fa il verso Alessio. – “Mi sa tanto, caro Beppe, che a sto giro non hai capito proprio un benemerito".


LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Cgil: pretendiamo giustizia
sulla strage di Brescia
Il 28 maggio del 1974, durante una manifestazione antifascista convocata a Piazza della Loggia a Brescia, un ordigno uccise otto persone e ne ferì altre centodue. A 39 anni da quella strage ci troviamo ancora una volta a chiedere giustizia.
“A trentanove anni dall’esplosione dell’ordigno che a Brescia, in piazza della Loggia, uccise otto persone, ferendone centodue, ci troviamo ancora una volta a chiedere giustizia, la sola che può chiudere definitivamente una delle pagine più buie della nostra Repubblica. Continueremo a cercarla e a pretenderla, senza sosta, perché si faccia luce contro chi in quegli anni uccideva per fermare l’istanza di progresso che percorreva la società e il movimento dei lavoratori”. E’ quanto si legge in una nota della Cgil Nazionale.
Da anni, prosegue la nota, “è tristemente nota la verità storica e politica di quei fatti ma è necessario, vitale per il paese, ottenere risposte dal punto di vista giudiziario. Un bisogno che investe non solo la città di Brescia, e con essa l’intero Paese, ma soprattutto i familiari delle vittime coinvolte, sospesi in un vuoto insostenibile. Una verità, inoltre, che dobbiamo anche al nostro Stato, perché non resti segnato da silenzi e da omertà”.
“Infine”, conclude la nota, “in un momento difficile per la storia del nostro Paese, attraversato dal quinto anno di una crisi pesantissima mai registrata prima, rivendicare e ottenere la verità su quei fatti, costruire definitivamente una memoria condivisa, potrebbe contribuire in modo determinate a ricostruire un clima di rinnovata fiducia nella democrazia e le istituzioni nel nostro paese”. / Da www.lesenfantsterribles.org
Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974


Economia
AAA Regole cercansi
Dalla Banca dei Regolamenti Internazionali: presto
un’inversione nelle politiche monetarie “accomodanti”.
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea annuncia che a breve potrebbe esserci una virata nelle politiche monetarie delle banche centrali. Si porrebbe fine ai tassi d’interesse vicini allo zero.
A Londra recentemente, il direttore generale della Bri, Jaime Caruana, ha affermato che, sebbene siano trascorsi cinque anni dallo scoppio della crisi, la ripresa non c’è ancora e l’attività economica complessivamente è ancora inferiore rispetto al livello pre-crisi.
In questo periodo le banche centrali dei paesi del G20 hanno abbandonato il fondamentale criterio del controllo dei prezzi instaurato dopo le ondate inflative degli anni settanta.
Esse invece hanno adottato politiche non convenzionali ma “accomodanti” con l’immissione di una quantità impressionante di nuova liquidità. Il direttore Caruana, sa che ciò “ha impedito che il sistema finanziario implodesse trascinando con sé anche l’economia reale”, ma ciò ha anche “ridotto grandemente la percezione del rischio finanziario”.
Dal 2007 ad oggi il debito totale, pubblico e privato, del settore non finanziario dei Paesi del G20 è aumentato di oltre 30 trilioni di dollari! Questo dato contraddice in modo eclatante i tanti impegni e le tante promesse di ridurre (deleveraging) il livello del debito.
Inoltre nello stesso periodo le attività e i bilanci delle banche centrali del G20 sono aumentati di ben 10 trilioni di dollari! Esse hanno comprato obbligazioni e una montagna di derivati e di altri titoli tossici! Lo hanno fatto, secondo noi irresponsabilmente, stampando moneta.
Il direttore della Bri fa notare giustamente che questa liquidità finora si è riversata sulle Borse facendo levitare i listini a volte fino ai massimi livelli come a Wall Street e alla City. Non si può escludere però che in seguito essa possa determinare un aumento dei prezzi dei beni, dei servizi e delle stesse derrate alimentari a livello mondiale.
Purtroppo di fronte a tale rischio c’è ancora chi rivendica un “più forte attivismo nella politica monetaria” con un’ulteriore riduzione dei tassi nonché una maggiore infusione di liquidità, come da tempo fa la Fed di Bernanke.
Una tale scelta è ritenuta “ingiustificata” da Caruana che afferma: “Se la medicina non dà l’effetto desiderato, non è necessariamente perché il dosaggio è stato troppo basso. Forse l’intero trattamento e il ruolo della medicina in esso dovrebbero essere riconsiderati. Forse c’è bisogno di qualche altra cosa.”
Del resto la politica di stimolo monetario ha spinto tutti, dalle istituzioni finanziarie ai governi, a continuare con il business as usual. E’ oggettivamente aumentato il rischio di inflazione. Sono accresciuti i flussi monetari verso i paesi emergenti creando gravi squilibri interni a causa del forte aumento del credito non produttivo e anche dell’inflazione. Si sono ridotti in modo non giustificato i rendimenti dei titoli dei Paesi cosiddetti avanzati spingendo di conseguenza molti operatori finanziari a cercare profitti in settori ad alto rischio. La stessa credibilità delle banche centrali sarebbe messa in gioco.
Perciò Caruana sostiene che “le politiche monetarie accomodanti non sono efficaci quando bisogna riparare i bilanci del settore privato. Quando il problema è il debito troppo alto e gli attori economici sono in ritirata non è realistico pensare che la politica monetaria possa generare una forte crescita attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse”.
In sintesi la Bri prospetta una inevitabile inversione di rotta nella politica monetaria che, dopo gli eccessi menzionati, potrebbe non essere indolore. Si ricordi che una gran parte dei titoli di debito sono stati emessi a bassi tassi di interesse. Se questi dovessero crescere e le banche centrali riducessero i loro consistenti acquisti di titoli, i mercati finanziari potrebbero entrare nuovamente in fibrillazione.
Purtroppo il direttore della Bri fornisce una disanima precisa del malessere finanziario, economico e monetario del sistema ma non propone alcuna riforma dello stesso.
Noi non ci stancheremo mai di ripetere che i governi rappresentati nel G20 devono adottare regole stringenti e condivise per il settore finanziario nonché sottoscrivere nuovi accordi che riequilibrino le politiche di sviluppo mondiale e rivedano anche le attuali norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.


La macchia
del giaguaro
di Giuseppe Lombardo
“Volevano smacchiare il giaguaro e hanno fallito”. Quando Berlusconi pronunciò queste parole, all’indomani del verdetto elettorale, ebbi immediatamente l’impressione che quel ghigno, quella posa plastica, nel breve periodo avrebbe annunciato tempesta. Lo dissi al telefono ad un collega: “il peggio deve ancora venire”. Da Cassandra, quale sono e fui, constato con amarezza come i fatti mi abbiano dato ragione.
Prima il Pd si è crocefisso sul nome di Bersani, inseguendo il Cinque Stelle nelle lande desolate dei richiami alla “responsabilità nazionale”. Poi le teste pensanti dell’apparato hanno ritenuto doveroso bruciare nella corsa al Quirinale il fondatore dell’Ulivo, Romano Prodi, vale a dire l’unico italiano che ha saputo battere il Caimano in una duplice contesa elettorale. Non contenti, hanno chiesto l’immane sacrificio a Re Giorgio, già sponsor del governo Monti, costretto – almeno in teoria – a reggere il corpo della nazione fino alla veneranda età di 95 anni: un auspicio di lunga vita.
Da questa scelta è derivata la formazione del governo Letta, in assoluto il miglior governo Berlusconi di sempre. Un esecutivo in cui perfino la De Girolamo ha trovato una collocazione.
Finisce qui? Giammai: Berlusconi ha chiesto 28 presidenze nelle Commissioni parlamentari, portando in auge nomi così puliti e trasparenti da profumare ancora d’incenso. Fra questi spiccano i volti del ciellino Celeste per eccellenza, Roberto Formigoni, e del buon Antonio Razzi, uomo mite ed elegante, quello con la faccia da intellettuale. Per la giustizia si è delineato l’accordo: il Pdl ha voluto fermamente Nitto Palma e sul suo nome ha puntato le fiches della propria dote elettorale. Lo stesso Nitto Palma che diede battaglia all’interno del partito per candidare Nicola Cosentino, noto alle procure come Nick O’Mericano, considerato il braccio finanziario ed istituzionale del clan dei Casalesi. Lo stesso Nitto Palma che, secondo fonti interne, a urne chiuse avrebbe confessato a Brunetta: “coi 300.000 voti di Nicola avremmo vinto”. Peccato.
Intanto Alfano, dopo aver pianto il senatore Andreotti, altro volto storicamente pulito della politica italiana, dalla sua pagina facebook ha ricordato le intemerate contro la mafia di Giovanni Paolo II. Pazienza se il suo principale ritiene Vittorio Mangano, pluriomicida legato a Cosa Nostra, un autentico eroe, e se nelle fila della strana maggioranza siede fra i banchi del Pdl Antonio D’Alì, già rinviato a giudizio in merito ai suoi rapporti con Messina Denaro.
Sul capo del capo, poi, si è abbattuta nuovamente la scure giudiziaria. Dismessi gli abiti da statista, il Cavaliere ha tuonato: “per ora il Governo non è a rischio”, confermando come la stabilità del paese dipenda, in ultima analisi, dalle sue vicissitudini penali. Pochi conflitti, troppi interessi.
Insomma, tutto procede secondo i piani: il Pd è alle strette, il Pdl recupera nei sondaggi e le analisi di Grillo contengono sempre gotici richiami alle camere mortuarie. A proposito, caro Beppe, con l’avvento in Parlamento di Crimi e degli altri lord, non doveva tornare di moda “l’onestà”? O volevate dire “Rodotà” e vi siete confusi?


Da NEV – Notizie Evangeliche
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Associazione 31 Ottobre: "Bene
l'esito del referendum bolognese"
All'indomani del referendum bolognese sui fondi alle scuole materne paritarie la presidente dell’“Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista” ha diffuso il testo che qui riportiamo
di Silvana Ronco
Presidente Associazione 31 Ottobre
Roma (NEV), 29 maggio 2013 - L'Associazione 31 Ottobre condivide la soddisfazione del Comitato Art. 33 per l'esito del referendum bolognese, che ha finalmente dato modo ai cittadini di esprimere il loro parere in merito alla destinazione delle risorse del Comune: per assicurare il diritto all'istruzione devono essere utilizzate per le scuole comunali e statali (59% degli 85.934 votanti).
Questo è l'esito della consultazione. Non tenerne conto sarebbe davvero un grave sbaglio da parte del Sindaco Merola, già scorrettamente sceso in campo a difesa della scuola privata, anche alla luce della soglia di 80.000 votanti fissata dal suo partito per considerare rilevante la consultazione (Il Corriere di Bologna, 26/05).
Il pronunciamento della Corte dei Conti in merito alla delibera del Comune di Napoli sull'assunzione di 300 maestre per assicurare l'apertura di tutte le scuole a gestione comunale, metà delle quali rischiava la chiusura a causa del patto di stabilità che impediva l'assunzione dell'organico per il corrente anno scolastico, chiarisce i termini della questione: investire nella scuola pubblica non rappresenta una scelta praticabile solo dopo aver accontentato le richieste dei privati, bensì un obbligo costituzionale a cui il Comune non può sottrarsi.


Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Il bambino artigiano
di Giorgio Morale
questa settimana vivalascuola propone un testo di Marco Carsetti di cui consigliamo caldamente la lettura: su "Il bambino artigiano":
Il saggio effettua una critica radicale della scuola italiana e al contempo offre preziosi spunti per l'azione, ricollegandosi alla migliore tradizione pedagogica italiana.
Sono lieto di proporlo per gentile concessione della rivista Gli Asini, una delle poche riviste sull’educazione che unisca resoconto di pratiche didattiche, riflessione sull’esperienza, sguardo critico sul presente. Completano la puntata le notizie della settimana scolastica.


L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :


Circolo Carlo Rosselli di Milano
e Associazione Figli della Shoah
Storia di una menzogna
INVITO
Lunedì 3 giugno 2013 ore 20,30
Memoriale della Shoah
Piazza Edmond J. Safra 1 • Milano
Presentazione del libro di Claudio Vercelli
Il negazionismo - Storia di una menzogna
Ne discutono con l’Autore Claudio Vercelli:
Michal Navoth esperta in diritto internazionale
Liliana Picciotto storica CDEC
Valentina Pisanty università di Bergamo
Milena Santerini università cattolica di Milano
Modera Ferruccio de Bortoli
Posti limitati.
È richiesta la prenotazione.
Per prenotarsi, inviare una mail all’indirizzo
specificando nome, cognome e indirizzo e-mail.
In collaborazione con CDEC, INSMLI, Associazione Italia-Israele di Milano, ANPI, FIAP, Comunità Ebraica di Milano, Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano


Fondazione Circolo Fratelli Rosselli di Firenze
Per Federico Codignola
Firenze venerdì 31 maggio 2013, alle 17.30
presso i locali della Fondazione Rosselli
(Spazio QCR, via degli Alfani 101r, Firenze)
Presentazione del volume
Per Federico Codignola.
Ricordi e testimonianze
(Storia e Letteratura, 2013).
Un ricordo di Federico Codignola cui partecipano:
Michele Ciliberto,
Valdo Spini,
Lodovico Steidl.


L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897
Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo
Direttore: Andrea Ermano
Amministratore: Sandro Simonitto
Web: Maurizio Montana
L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".
L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.
Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.
Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.
Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.


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Il pensiero di oggi e di sempre... è:
“Il vero amore dell'anima, non è un fiore solitario che si coglie e appassisce, bensì un continuo sbocciare di piccoli e grandi fiori d’amore meraviglioso. ”

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