giovedì 27 marzo 2025

Congresso Nazionale del Psi Intervento di Roberto Biscardini a cura di Crv e Acr

Congresso Nazionale PSI - La sintesi del mio intervento Napoli, 22 marzo 2025 Ho accolto l’invito di intervenire a questo congresso per parlare di noi, di quella comunità socialista nella quale, pur con idee differenti, difendiamo con orgoglio la parola socialista. Il congresso è sempre un momento importante della vita democratica di un partito ed è quindi un’occasione che non deve essere sprecata. La cosa più importante da rilevare in questo particolare momento storico è che il socialismo, che è sempre stato il nostro orizzonte ideale e pratico, è quasi del tutto scomparso dalla scena politica italiana ed internazionale. Per questo il primo compito dei socialisti è quello di reagire, domandandosi anche se abbiamo fatto tutto ciò che era sarebbe stato necessario per evitare che ciò accadesse. Se ci sono nostre responsabilità o se ciò è avvenuto senza che ce ne siamo accorti. Certamente, almeno in Italia, la sinistra non se n’è accorta ed anzi ha contribuito con la sua assenza a rendere il socialismo sempre più fragile. Reagire oggi a questo stato di cose significa porsi l’obbiettivo di ricostruire in forme nuove un movimento socialista con chi ci sta, così come avvenne ancora prima del 1892 quando il partito si costituì sulla spinta di masse popolari, operaie e contadine, leghe ed associazioni, che avevano bisogno di essere rappresentate da un movimento organizzato nel paese e nelle istituzioni. Avevano bisogno di un partito che rappresentasse i loro bisogni. Oggi come allora dobbiamo costruire un movimento socialista che partendo dai bisogni delle persone sia concreto: un socialismo delle persone, un socialismo materialista per le persone. Un movimento che sappia riunire le tante anime diverse della sinistra ed anche coloro che socialisti non sono mai stati. Cioè quel socialismo largo di cui ha parlato anni fa Rino Formica, capace di coinvolgere i giovani che sono potenzialmente socialisti ma non lo sanno, aprendo anche un dialogo con il mondo cattolico, oggi più sensibile che mai nei confronti della cultura socialista, dopo il grande ruolo che ha avuto in questi anni a livello internazionale ed in Italia la figura di Papa Francesco. Poco importa sottolineare parole che oggi possono suonare scontate o equivoche. Inutile usare le locuzioni del tipo socialismo democratico, socialismo riformista, socialismo liberare. Meglio parlare di socialismo e basta, di socialismo senza aggettivi. Dalla parte di chi ha più bisogno e che ha subito di più le ingiustizie di un capitalismo sempre più violento ed aggressivo; politiche neoliberiste che hanno prodotto solo diseguaglianze e povertà. Possiamo farlo ripartendo dalla nostra storia originaria, ritrovando la forza nella storia di quel movimento socialista, che è sempre stato, piaccia o non piaccia, un movimento per la pace e per il disarmo, contro la guerra. Che pagano sempre i più deboli, che rende sempre più poveri i poveri e sempre più ricchi quelli che sono già ricchi. Ma anche contro la cultura della guerra che ci obbliga ad essere sempre, a volte anche individualmente, gli uni contro gli altri, senza mai margini di dialogo e di mediazione. A questo proposito possiamo ricordare l’intervento di Bettino Craxi al Congresso di Milano del 1989, nel quale dedicò un grande spazio della sua relazione al tema del disamo graduale, ricordandoci che “la parola d’ordine per il socialisti è sempre la riduzione degli armamenti e non altro” così come per i socialisti è sempre importante la collaborazione e la distensione tra i popoli, allora auspicando la distensione dell’Europa con l’Europa dell’est e con quella che di lì a pochi mesi sarebbe diventata la federazione Russa. Né l’Italia, né l’Europa saranno più autorevoli acquistando armi. Né il riarmo generalizzato renderà l’Europa politicamente più forte. Siamo figli del movimento socialista che è sempre stato dalla parte dei lavoratori per la difesa del lavoro contro lo sfruttamento e soprattutto per la difesa della dignità del lavoro. Solidale con i diritti dei più deboli. Siamo figli del movimento socialista che difende la democrazia minacciata dalla cattiva politica e dal potere della finanza internazionale che è avversaria diretta della democrazia stessa. Perché solo la democrazia può mettere un freno allo strapotere della finanza ed è per questo che le grandi forzi economiche si muovono contro la democrazia in tutto il mondo. Quindi difendere la democrazia minacciata ovunque è un impegno prioritario dei socialisti, così come riscoprire la democrazia rappresentativa da tempo messa in crisi dalle cattive leggi elettorali. Ricordiamo oggi al PD e a tutti coloro che si arrovellano su come stare uniti per battere la destra che la prima cosa da fare è quella di abrogare il Rosatellum che loro hanno voluto. Una legge che non consente ai cittadini di scegliere i propri parlamentari. Dobbiamo riprendere la battaglia per ridare al paese una legge elettorale di tipo proporzionale con le preferenze e consentire agli elettori di eleggere direttamente i propri rappresentanti. Così come possiamo, anche se l’iniziativa può apparire impopolare, essere i promotori di una riforma delle leggi elettorali dei Comuni e delle Regioni, per proporre l’abolizione dell’elezione diretta dei Sindaci, oggi diventati piccoli podestà, e dei presidenti delle Regioni. Per affrontare queste sfide e porre le premesse per la costruzione di un movimento per il socialismo, (che è qualcosa di più di un movimento di socialisti) dobbiamo tutti insieme fare un salto di qualità, definire un nuovo progetto e costruire la prospettiva di un grande ed unitaria partito socialista. Attingendo ancora dal Congresso dell’Ansaldo di Milano, è utile ricordare oggi come già allora fosse chiara la differenza tra l’appello ad una generica unità della sinistra e l’appello per l’unità socialista, per unire tutti coloro che credono nel socialismo. Con tutto rispetto, l’obbiettivo non è più quindi solo quello di far crescere il PSI, ma di fare anche del PSI il punto di riferimento per promuovere una fase nuova del socialismo italiano. Il problema non è più quello che abbiamo perseguito per anni: superare la diaspora e riunire tutti socialisti cosiddetti anagrafici, quelli che nel corso della loro vita hanno avuto una tessera del PSI in tasca. Molti di loro hanno fatto da anni scelte politiche che sembrano oramai irreversibili. L’obbiettivo è molto più ambizioso. Prima di tutto parlare ai giovani ed aprire le contraddizioni in tutti coloro che stanno a sinistra, ma non vogliono dichiararsi socialisti. Chiedere che si apra una discussione seria per costruire dal basso una grande casa del socialismo italiano. Unica e credibile alternativa alla destra. Una volta si diceva che la sinistra o è socialista o non è. Oggi possiamo aggiungere che se la sinistra non è socialista non c’è alternativa alla destra.

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