L'AVVENIRE
DEI LAVORATORI
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Società Cooperativa Italiana Zurigo - Casella 8965 - CH 8036
Zurigo
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La
Newsletter dell'ADL di oggi – 30.5.2012
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IPSE
DIXIT
Se si
presenta morta è meglio! - «Per l’imbecille mentalità corrente, una
donna convince veramente di aver subito violenza carnale contro la sua volontà,
se ha la “fortuna” di presentarsi alle autorità competenti pestata e
sanguinante, se si presenta morta è meglio!» – Franca
Rame
Trascrizione
del verbale di un interrogatorio - «Studentesse aggredite mentre andavano a
scuola, un’ammalata aggredita in ospedale, mogli separate sopraffatte dai
mariti, certi dei loro buoni diritti. Ma il fatto più osceno è il rito
terroristico a cui poliziotti, medici, giudici, avvocati di parte avversa
sottopongono una donna, vittima di stupro, quando questa si presenta nei luoghi
competenti per chiedere giustizia, con l’illusione di poterla ottenere. Questa
che vi leggo è la trascrizione del verbale di un interrogatorio durante un
processo per stupro, è tutto un lurido e sghignazzante rito di
dileggio.
MEDICO: Dica,
signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche
un certo piacere... una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO: Non
s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la
desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE: È
rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO: Si è
sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE
DEGLI STUPRATORI: Si è sentita umida?
GIUDICE: Non ha
pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere
fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO: Lei
ha goduto?
MEDICO: Ha
raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO: Se
sì, quante volte?» – Franca
Rame
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da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità
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EDITORIALE
Ciao, Franca
Era
un’artista vera e generosa anche nell’impegno civile. Ricercava una relazione
che fosse anche di amicizia e solidarietà umana
di Anna
Finocchiaro
Senatrice della
Repubblica
Franca Rame è stata
mia collega in una breve e tormentata legislatura. Di lei ricordo con
commozione, oltre a intelligenza, vivacità e cultura, la ricerca e la
disponibilità ad una relazione che fosse politica, ma anche di amicizia e
solidarietà umana. Capisco il vuoto che lascia nella vita di Dario e Jacopo, che
hanno avuto la fortuna di amarla. Scompare un'artista vera e generosa nella sua
arte, come nell'impegno civile e politico.
Franca
Rame
(18
luglio 1929 –29 maggio 2013)
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La situazione
politica
Più di un campanello d’allarme
Quando un
così grande numero di cittadini rimane a casa deve essere dichiarato lo stato di
crisi della democrazia rappresentativa.
di Paolo
Bagnoli
Se ci è permesso
aprire con una battuta, vorremmo dire che le recenti elezioni amministrative
sono state le elezioni del non voto. Infatti, rispetto alle precedenti comunali,
il calo dei votanti è stato del 19,2%; se si esclude Roma, ove si è votato meno
che in altri comuni, la percentuale si riduce al 14,4%. Le cifre fanno
riflettere ed è doveroso farlo perché l’astensione alle elezioni comunali in un
Paese quale l’Italia ove i Comuni sono, storicamente, la centralità della vita
pubblica, suona come un qualcosa di più rispetto al solito campanello di
allarme. Per cercare di capire il giudizio esso deve essere politico, globale e
non, come talvolta avviene, sociologico o statistico.
Vediamo un po’.
Intanto, quando un così grande numero di cittadini rimane a casa, la prima
considerazione è che lo stato di crisi della democrazia rappresentativa deve
essere obbligatoriamente dichiarato. Ciò rende tutto più relativo e carico di
responsabilità collettive. Tale situazione, per esempio ci dice, che pur essendo
incontrovertibile la buona riuscita del Pd dovuta anche al fatto che tutti gli
altri sono andati peggio, a cominciare dal principale partner di governo, il
Pdl, essa non può sbrigativamente essere considerata come un’inversione di
tendenza rispetto alla crisi di credibilità della politica. Né, oggettivamente,
ricondotta alle performances del governo se pur Enrico Letta, che onora
bene l’incarico di presidente del consiglio, ha giocato a favore del suo governo
improbabile il risultato del proprio partito. Di sicuro, per uno di quei
paradossi veloci che talora la politica ci riserva, a meno di problemi che gli
provengano dal suo stesso partito, da quanto ieri poteva temere di più, ossia il
Pdl ora, invece, il governo trae forza, considerate le panie giudiziarie di
Silvio Berlusconi che di esso ha bisogno per giocare la propria personalissima
partita.
Se il Pdl
perderà, come sembra negli atti, anche la guida del comune di Roma, esso non
esprimerà più il sindaco di alcuna delle grandi città italiana. Un fatto
significativo di un altro avvio di processo, considerato che, data un’occhiata
ai risultati della Lega, non basta più l’asse verde-azzurro per guidare non solo
il Paese, ma neppure suoi segmenti rilevanti. Ciò aumenta le responsabilità del
Pd anche perché Marino, da tempo più sulla scia di Sel che del suo partito,
sembra essere un corpo centrifugo in una massa cui la segreteria Epifani
dovrebbe rimettere ordine: vasto programma!
Il terzo
rilevante fattore è lo sgonfiamento del movimento di Grillo. Con la facilità con
la quale era emerso, e in che misura, così si è reimmerso, potremmo dire in
virtù della più elementare delle leggi della politica: che per starvi dentro, se
pur contestandola oppure sfasciarla come loro si propongono di fare, non si può
rinunciare ad averne una. Non solo, ma occorre un personale che può benissimo
esservi catapultato da altro, ma che, al pari di ogni qualsiasi attività umana,
una volta che si trova lì, deve sapere il da farsi; imparare, insomma, il
mestiere. Si può dire che i grillini se la sono suonata e cantata. Se volessimo
essere scientifici dovremmo aggiungere che il disegno non politico di
Grillo, di cui pure egli stesso ha fatto le spese, è riuscito in pieno in
quanto, essendo molto attendibile che le astensioni provengano proprio da chi li
aveva in precedenza votati, niente è più non politica che lo stare a casa
il giorno delle elezioni disertando le urne. Beppe Grillo quindi, se pur
paradossalmente, potrebbe vantare – pardon – urlare vittoria.
La parabola del
movimento grillino consumatasi tra le elezioni politiche e quelle
amministrative, tuttavia, ci consegna un ulteriore campo di riflessione; ossia,
i danni della raffigurazione della politica quale casta; il castismo come
la causa della crisi democratica. La casta, non l’assenza di politica. Ci siamo
spesso domandati perché, relativamente ai costi della politica, il saggio di
diversi anni orsono redatto da Cesare Salvi e Massimo Villone non abbia prodotto
un effetto pari a quello di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Per dirla in
breve, crediamo perché il primo si poneva una questione politica e della
politica; l’altro certo si occupava della politica, ma solo in senso accusatorio
e inquisitorio. La categoria del castismo – nata con Stella e Rizzo non
certo con Salvi e Villone – ha finito per riassumere tutta la politica e il suo
operare nel problema dei costi, quale questione riassorbente alla fine tutte le
altre questioni, ma in modo agitatorio, non curandosi di correggere le abnormità
– il finanziamento ai partiti così concepito è il più grande di tutti – né di
garantire l’esemplare punizione della malversazione del pubblico denaro.
E il bello è
che, usciti Salvi e Villone dal Parlamento, quasi tutti hanno alzato le mani e
non c’è stata carica istituzionale che, appena insediatasi, non abbia subito
preso le forbici per tagliare qualcosa; lo stesso governo ha abolito ora
l’indennità di carica per i ministri che siano anche parlamentari, ma un decreto
per bloccare subito un finanziamento indebito, e le conseguenti rate, non è
stato fatto. E poiché tutti hanno tagliato, tutti vogliono ancora tagliare, se
si raffronta ciò con l’astensione dalle elezioni e la sua portata, i loro gesti
non hanno riavvicinato i cittadini alla politica e Grillo ha, paradossalmente,
avuto estrema ragione.
Tra il fare
politica e il fare notizia non sempre vi è coincidenza e allora se è giusto
riconsiderare stipendi e spese complessive, ciò non può basarsi né sul moralismo
né sulla demagogia, ma su una ricomposizione della statualità e della politica
democratica che, come diceva Sturzo, porti la politica “ad inginocchiarsi alla
morale” e la democrazia a sviluppare non “riformismi” che non si sa cosa sono,
ma riforme: di struttura, di lotta, d’intervento e consistenza sociale
vera.
L’Italia non si
salva nella strettoia di un’Europa assurda e pericolosa anche a se stessa, ma
reinventando una politica democratica per la quale i cittadini non sono il
“popolo delle primarie” o coloro ai quali appioppare listini e liste bloccate,
bensì i soggetti della sovranità. E i partiti, dal canto loro, non sono centri
mobili di raccolta a capienza variabile, ma soggetti identitari di cultura
politica e fautori di chiarezza programmatica sulla base dell’idea di Paese che
hanno e degli interessi di cui si sentono portatori. In altri termini, né
“novisti” né “rottamatori”, ma ideologicamente e identitariamente
conformati, vale a dire dotati di una precisa nozione razionale di realtà
e su come la rappresentano e, quindi, la vogliono cambiare.
Cesare
Salvi e Massimo Villone
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SPIGOLATURE
Qualcosa di
paradossale
C'è qualcosa
di paradossale e antistorico nell'atteggiamento
delle forze
disgregatrici che provano a sabotare l'UE.
di Renzo
Balmelli
MANUALE.
C'è qualcosa di
paradossale e antistorico nell'atteggiamento delle forze disgregatrici che
provano a sabotare l'UE. La loro matrice è europea, ciò nonostante il loro
nemico è l'Europa unita e senza più guerre. Un caso non più politico, ma da
manuale di psicanalisi. In genere il club degli "anti" si muove sulla scia del
populismo oltranzista, nella consapevolezza che l'euroscetticismo paga e che in
tempi di austerità è una fonte inesauribile di facili consensi. Nel tritacarne
di una duplice crisi – quella di identità e quella della solidarietà – il
nazionalismo totalitario può ancora giocare brutti tiri. Un motivo in più per
non arrendersi.
SPINTA.
In mancanza di
meglio, la destra si consola con il crollo dei grillini, fenomeno per altro
prevedibile. Dall'uomo qualunque in poi, sia in Italia sia nel resto
dell'Europa, il peronismo d'importazione non ha mai avuto vita lunga. Con
Alemanno a Roma, escono ammaccati anche i sondaggi che davano il Pdl in
vantaggio di chissà quanti punti. Polvere, e nemmeno polvere di stelle.
Aspettando i ballottaggi, dalle urne delle amministrative si configura la
geografia di una sinistra che nonostante tutto dispone ancora della spinta per
ripartire, non per grazia ricevuta e non sempre mantenuta, ma per rinnovare il
patto riformista con il Paese.
DISINCANTO.
Dire che tutto è
relativo non ha nulla a che vedere con la teoria della relatività, ma serve per
dare un senso alle cose. Così se in Italia l'astensione fa gridare allo
scandalo, nella Confederazione elvetica, culla della democrazia diretta, la
partecipazione al 63% verrebbe considerata un buon risultato. Con ciò non si può
certo sminuire la portata del fenomeno. Il calo dell'affluenza pone un
interrogativo drammatico ai partiti, tanto più che il disincanto sconfina nel
totale disinteresse. Ma d'altronde è difficile immaginare che possa crescere
qualcosa di buono dopo anni di bunga bunga, processi, leggi ad
personam e promesse mai mantenute.
LASCITO.
Non per fare il
verso a D'Alema, ma se il Pd, premiato dalla prima sfida con gli "alleati" di
governo, vorrà davvero rappresentare la svolta rispetto all'indigesto inciucio
delle larghe intese, dovrà non soltanto dire, ma anche fare qualcosa di
sinistra. Dovrà quindi ricordarsi ogni giorno di essere la coscienza civile del
Paese, così come lo sono stati don Puglisi, assassinato dalla mafia, e don
Gallo, il prete dei poveri, entrambi depositari di un patrimonio umano, ideale,
politico immenso e ricchissimo. Patrimonio che è poi anche un lascito morale a
misura d'uomo a fronte di un sistema di potere che fa acqua da tutte le
parti.
ARMA.
I terroristi
"fai da te" che hanno profanato Boston, Londra e Parigi sono come i seriali
killer e gli stupratori la cui violenza non si spiega soltanto con il raptus o
la follia omicida. Dormienti o in libertà provvisoria, essi sono tra noi e le
loro motivazioni, gestite o meno da una regia occulta e perversa, rappresentano
la nuova frontiera della prevaricazione che si alimenta alle bacate ideologie
dell'estremismo religioso, in questo caso di matrice islamica. Ciò che le rende
ancora più temibili è la capacità di condizionare le menti con relativa facilità
e di trasformarle in un'arma sempre puntata da cui nessuno può considerarsi al
riparo.
STELLE.
Chi ha paura
della storia? La domanda è sorta spontanea da quando si è saputo che la RAI
sembra intenzionata a mandare in pensione La storia siamo noi, la
trasmissione di Giovanni Minoli che provvedeva a ricordare al pubblico "come
eravamo" senza ricorrere agli orpelli e alle cortine fumogene. Condotta con
piglio giornalistico, serio e appassionato, la rubrica nei suoi dodici anni di
esistenza ha prodotto un notevole sforzo di divulgazione culturale sulla storia
dell'Italia e non solo. Oltre ai commenti, sempre calibrati, il corredo
iconografico era di prima qualità, non fatto insomma per piacere a chi considera
il confino una vacanza a cinque stelle.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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FONDAZIONE NENNI
Parliamo di
socialismo
No, non è
Mitterand
Matteo Renzi
mi è simpatico: giovane, sveglio, chiaro. E’ la felice antitesi del politico
paludato, ambiguo, inaffidabile, che ammorba la politica italiana. Una ventata
di aria fresca. Però c’è un “però” enorme. . .
di Giuseppe
Tamburrano
Che cosa vuole
Renzi? A parte le sue opinioni su singoli provvedimenti, come l’IMU, ha un
progetto, un disegno generale, un’idea del suo partito, dei suoi fini e dei suoi
strumenti: una volta si diceva l’ideologia e la tattica? Io non le ho viste e
dunque non so che cosa sarebbe, che cosa diventerebbe il suo partito sotto la
sua egemonia.
Dal crollo del
muro di Berlino e dopo la fine del comunismo ci siamo chiesti invano che cosa
volesse diventare il PCI ormai privato della propria identità. Quel grande
partito ha risposto restando inerte, cercando di conservare le proprie forze e
unendosi ad una parte della ex DC; è diventato un pezzo dentro il socialismo in
Europa, ma senza identità in Italia, dov’è sopravvissuto facendo leva sui legami
tenuti con gran parte della società e per le tante battaglie condotte sul
campo.
Renzi ha fatto
nascere in me, totus socialista, ma apolide, la speranza che avevamo
anche noi il nostro Mitterrand, molto più giovane e incontaminato dell’anziano
leader francese che ha fatto rinascere dalle rovine e portato alla vittoria il
vecchio arnese della SFIO. Per la verità la battuta di Renzi: “L’unico rosso che
conosco è quello della Ferrari” avrebbe dovuto mettermi sull’avviso – e invece
noi l’abbiamo posta a carico del suo scanzonato carattere fiorentino.
No, Renzi non è
il Mitterrand italiano. Ne è lontanissimo. Probabilmente conquisterà la
leadership (sta collezionando sponsor del peso di Veltroni!), ma la
nostra speranza – che possa diventare l’artefice di una “grande riforma”, di un
moderno partito della giustizia e della libertà per tutti – è già andata
frustrata.
È Barca l’altro
astro crescente ha un progetto? Di quale progetto? Sì, Barca un progetto ce
l’ha, ma mentre noi speriamo in un’idea per il futuro, Barca ha un progetto… per
il passato. Vuole restituire presenza, iniziativa, “potere” ai circoli – le ex
sezioni del PCI – dove ora i militanti non si chiamano più “compagni” e non si
danno il fraterno “tu” di una volta.
Insomma, Renzi
pensa al suo futuro ed al suo avvenire personale, Barca ai “tempi
che furono”.
Povera
sinistra, povero socialismo in un mondo politico lacerato e impoverito, specie
l’Italia, e che tanto avrebbe bisogno di Nenni, di Berlinguer, di
Mitterrand.
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LAVORO E
DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Comunali: la base processa
Grillo
Pioggia di
commenti sul blog del comico dopo il flop dei cinque stelle alle amministrative.
(Adnkronos) - "Ci avete invitato a votare altrove, noi lo
abbiamo fatto", "Avete sbagliato candidati, la gente non li ha votati", "Beppe,
questa volta non ci hai capito". Grillo concede un pizzico di
autocritica e passa all'attacco, furioso con chi vota Pdl e Pd-menoelle e
"condanna il Paese". Sul blog piovono commenti, sopra quota 400 a pochi minuti
dalla pubblicazione del suo post al vetriolo.
La base ha da ridire e appare divisa, tra chi prende
le difese del leader -"Beppe hai ragione, questa è l'Italia"- e chi invece lo
attacca, senza concedere sconti ai parlamentari stellati. "Dopo le elezioni
politiche - ricorda piccato Riccardo da Milano, con un commento che guadagna
subito il podio dei più votati - su questo blog è stato pubblicato un post in
cui si dichiarava esplicitamente una lista di motivi per cui chi aveva votato
M5S aveva sbagliato voto. Ci avete invitato a votare altrove, e i cittadini
hanno votato altrove. Dunque, di che ca... vi lamentate?".
"Non è vero che chi fa parte dell'Italia A è
interessato a mantenere lo status quo - rimarca Isabella - Il vostro limite è
esattamente qui. Classificare! Essere qualunquisti". Anche Pietro non è "in
sintonia con l'analisi" di Grillo, "magari il 50% degli italiani stesse fuori
dalla crisi. No, dobbiamo rivedere il metodo, non il sistema, di comunicazione.
E poi i candidati non erano all'altezza, la gente lo ha capito e non è andata a
votare. Semplice, nulla di più semplice", sostiene.
La base ne ha anche per i parlamentari 5 Stelle. Uno
su tutti, il capogruppo al Senato Vito Crimi. "Ma perché - tuona Pietro - ogni
volta che parla perde un'occasione per stare zitto? Ma come fa il capogruppo di
un partito a rispondere ai cronisti: non posso dire nulla, non ho seguito i
risultati.... Cosa è pagato a fare ? Per contare gli
scontrini?".
Ma a prenderne di più, stando ai commenti postati sul
blog, è senza dubbio Grillo. "Vi capisco, vi capisco” – gli fa il verso Alessio.
– “Mi sa tanto, caro Beppe, che a sto giro non hai capito proprio un
benemerito".
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LAVORO E
DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Cgil: pretendiamo giustizia
sulla strage di
Brescia
Il 28 maggio
del 1974, durante una manifestazione antifascista convocata a Piazza della
Loggia a Brescia, un ordigno uccise otto persone e ne ferì altre centodue. A 39
anni da quella strage ci troviamo ancora una volta a chiedere
giustizia.
“A trentanove anni dall’esplosione dell’ordigno che a
Brescia, in piazza della Loggia, uccise otto persone, ferendone centodue, ci
troviamo ancora una volta a chiedere giustizia, la sola che può chiudere
definitivamente una delle pagine più buie della nostra Repubblica. Continueremo
a cercarla e a pretenderla, senza sosta, perché si faccia luce contro chi in
quegli anni uccideva per fermare l’istanza di progresso che percorreva la
società e il movimento dei lavoratori”. E’ quanto si legge in una nota della
Cgil Nazionale.
Da anni, prosegue la nota, “è tristemente nota la
verità storica e politica di quei fatti ma è necessario, vitale per il paese,
ottenere risposte dal punto di vista giudiziario. Un bisogno che investe non
solo la città di Brescia, e con essa l’intero Paese, ma soprattutto i familiari
delle vittime coinvolte, sospesi in un vuoto insostenibile. Una verità, inoltre,
che dobbiamo anche al nostro Stato, perché non resti segnato da silenzi e da
omertà”.
“Infine”, conclude la nota, “in un momento difficile
per la storia del nostro Paese, attraversato dal quinto anno di una crisi
pesantissima mai registrata prima, rivendicare e ottenere la verità su quei
fatti, costruire definitivamente una memoria condivisa, potrebbe contribuire in
modo determinate a ricostruire un clima di rinnovata fiducia nella democrazia e
le istituzioni nel nostro paese”. / Da www.lesenfantsterribles.org
Brescia,
Piazza della Loggia, 28 maggio 1974
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Economia
AAA Regole
cercansi
Dalla Banca
dei Regolamenti Internazionali: presto
un’inversione
nelle politiche monetarie “accomodanti”.
di Mario
Lettieri, già Sottosegretario
all'economia (governo Prodi)
e
Paolo Raimondi, Economista
La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea
annuncia che a breve potrebbe esserci una virata nelle politiche monetarie delle
banche centrali. Si porrebbe fine ai tassi d’interesse vicini allo zero.
A Londra recentemente, il direttore generale della
Bri, Jaime Caruana, ha affermato che, sebbene siano trascorsi cinque anni dallo
scoppio della crisi, la ripresa non c’è ancora e l’attività economica
complessivamente è ancora inferiore rispetto al livello pre-crisi.
In questo periodo le banche centrali dei paesi del G20
hanno abbandonato il fondamentale criterio del controllo dei prezzi instaurato
dopo le ondate inflative degli anni settanta.
Esse invece hanno adottato politiche non convenzionali
ma “accomodanti” con l’immissione di una quantità impressionante di nuova
liquidità. Il direttore Caruana, sa che ciò “ha impedito che il sistema
finanziario implodesse trascinando con sé anche l’economia reale”, ma ciò ha
anche “ridotto grandemente la percezione del rischio
finanziario”.
Dal 2007 ad oggi il debito totale, pubblico e privato,
del settore non finanziario dei Paesi del G20 è aumentato di oltre 30 trilioni
di dollari! Questo dato contraddice in modo eclatante i tanti impegni e le tante
promesse di ridurre (deleveraging) il livello del debito.
Inoltre nello stesso periodo le attività e i bilanci
delle banche centrali del G20 sono aumentati di ben 10 trilioni di dollari! Esse
hanno comprato obbligazioni e una montagna di derivati e di altri titoli
tossici! Lo hanno fatto, secondo noi irresponsabilmente, stampando
moneta.
Il direttore della Bri fa notare giustamente che
questa liquidità finora si è riversata sulle Borse facendo levitare i listini a
volte fino ai massimi livelli come a Wall Street e alla City. Non si può
escludere però che in seguito essa possa determinare un aumento dei prezzi dei
beni, dei servizi e delle stesse derrate alimentari a livello
mondiale.
Purtroppo di fronte a tale rischio c’è ancora chi
rivendica un “più forte attivismo nella politica monetaria” con un’ulteriore
riduzione dei tassi nonché una maggiore infusione di liquidità, come da tempo fa
la Fed di Bernanke.
Una tale scelta è ritenuta “ingiustificata” da Caruana
che afferma: “Se la medicina non dà l’effetto desiderato, non è necessariamente
perché il dosaggio è stato troppo basso. Forse l’intero trattamento e il ruolo
della medicina in esso dovrebbero essere riconsiderati. Forse c’è bisogno di
qualche altra cosa.”
Del resto la politica di stimolo monetario ha spinto
tutti, dalle istituzioni finanziarie ai governi, a continuare con il business
as usual. E’ oggettivamente aumentato il rischio di inflazione. Sono
accresciuti i flussi monetari verso i paesi emergenti creando gravi squilibri
interni a causa del forte aumento del credito non produttivo e anche
dell’inflazione. Si sono ridotti in modo non giustificato i rendimenti dei
titoli dei Paesi cosiddetti avanzati spingendo di conseguenza molti operatori
finanziari a cercare profitti in settori ad alto rischio. La stessa credibilità
delle banche centrali sarebbe messa in gioco.
Perciò Caruana sostiene che “le politiche monetarie
accomodanti non sono efficaci quando bisogna riparare i bilanci del settore
privato. Quando il problema è il debito troppo alto e gli attori economici sono
in ritirata non è realistico pensare che la politica monetaria possa generare
una forte crescita attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse”.
In sintesi la Bri prospetta una inevitabile inversione
di rotta nella politica monetaria che, dopo gli eccessi menzionati, potrebbe non
essere indolore. Si ricordi che una gran parte dei titoli di debito sono stati
emessi a bassi tassi di interesse. Se questi dovessero crescere e le banche
centrali riducessero i loro consistenti acquisti di titoli, i mercati finanziari
potrebbero entrare nuovamente in fibrillazione.
Purtroppo il direttore della Bri fornisce una disanima
precisa del malessere finanziario, economico e monetario del sistema ma non
propone alcuna riforma dello stesso.
Noi non ci stancheremo mai di ripetere che i governi
rappresentati nel G20 devono adottare regole stringenti e condivise per il
settore finanziario nonché sottoscrivere nuovi accordi che riequilibrino le
politiche di sviluppo mondiale e rivedano anche le attuali norme
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
|
La macchia
del
giaguaro
di Giuseppe
Lombardo
“Volevano smacchiare il giaguaro e hanno fallito”. Quando
Berlusconi pronunciò queste parole, all’indomani del verdetto elettorale, ebbi
immediatamente l’impressione che quel ghigno, quella posa plastica, nel breve
periodo avrebbe annunciato tempesta. Lo dissi al telefono ad un collega: “il
peggio deve ancora venire”. Da Cassandra, quale sono e fui, constato con
amarezza come i fatti mi abbiano dato ragione.
Prima il Pd si è crocefisso sul nome di Bersani,
inseguendo il Cinque Stelle nelle lande desolate dei richiami alla
“responsabilità nazionale”. Poi le teste pensanti dell’apparato hanno ritenuto
doveroso bruciare nella corsa al Quirinale il fondatore dell’Ulivo, Romano
Prodi, vale a dire l’unico italiano che ha saputo battere il Caimano in una
duplice contesa elettorale. Non contenti, hanno chiesto l’immane sacrificio a Re
Giorgio, già sponsor del governo Monti, costretto – almeno in teoria – a reggere
il corpo della nazione fino alla veneranda età di 95 anni: un auspicio di lunga
vita.
Da questa scelta è derivata la formazione del governo
Letta, in assoluto il miglior governo Berlusconi di sempre. Un esecutivo in cui
perfino la De Girolamo ha trovato una collocazione.
Finisce qui? Giammai: Berlusconi ha chiesto 28
presidenze nelle Commissioni parlamentari, portando in auge nomi così puliti e
trasparenti da profumare ancora d’incenso. Fra questi spiccano i volti del
ciellino Celeste per eccellenza, Roberto Formigoni, e del buon Antonio Razzi,
uomo mite ed elegante, quello con la faccia da intellettuale. Per la giustizia
si è delineato l’accordo: il Pdl ha voluto fermamente Nitto Palma e sul suo nome
ha puntato le fiches della propria dote elettorale. Lo stesso Nitto Palma
che diede battaglia all’interno del partito per candidare Nicola Cosentino, noto
alle procure come Nick O’Mericano, considerato il braccio finanziario ed
istituzionale del clan dei Casalesi. Lo stesso Nitto Palma che, secondo fonti
interne, a urne chiuse avrebbe confessato a Brunetta: “coi 300.000 voti di
Nicola avremmo vinto”. Peccato.
Intanto Alfano, dopo aver pianto il senatore
Andreotti, altro volto storicamente pulito della politica italiana, dalla sua
pagina facebook ha ricordato le intemerate contro la mafia di Giovanni
Paolo II. Pazienza se il suo principale ritiene Vittorio Mangano, pluriomicida
legato a Cosa Nostra, un autentico eroe, e se nelle fila della strana
maggioranza siede fra i banchi del Pdl Antonio D’Alì, già rinviato a giudizio in
merito ai suoi rapporti con Messina Denaro.
Sul capo del capo, poi, si è abbattuta nuovamente la
scure giudiziaria. Dismessi gli abiti da statista, il Cavaliere ha tuonato: “per
ora il Governo non è a rischio”, confermando come la stabilità del paese
dipenda, in ultima analisi, dalle sue vicissitudini penali. Pochi conflitti,
troppi interessi.
Insomma, tutto procede secondo i piani: il Pd è alle
strette, il Pdl recupera nei sondaggi e le analisi di Grillo contengono sempre
gotici richiami alle camere mortuarie. A proposito, caro Beppe, con l’avvento in
Parlamento di Crimi e degli altri lord, non doveva tornare di moda “l’onestà”? O
volevate dire “Rodotà” e vi siete confusi?
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Da NEV –
Notizie Evangeliche –
riceviamo e
volentieri pubblichiamo
Associazione 31 Ottobre:
"Bene
l'esito del referendum
bolognese"
All'indomani
del referendum bolognese sui fondi alle scuole materne paritarie la presidente
dell’“Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista” ha diffuso il
testo che qui riportiamo
di Silvana Ronco
Presidente Associazione 31
Ottobre
Roma (NEV), 29 maggio 2013 - L'Associazione 31 Ottobre
condivide la soddisfazione del Comitato Art. 33 per l'esito del referendum
bolognese, che ha finalmente dato modo ai cittadini di esprimere il loro parere
in merito alla destinazione delle risorse del Comune: per assicurare il diritto
all'istruzione devono essere utilizzate per le scuole comunali e statali (59%
degli 85.934 votanti).
Questo è l'esito della consultazione. Non tenerne
conto sarebbe davvero un grave sbaglio da parte del Sindaco Merola, già
scorrettamente sceso in campo a difesa della scuola privata, anche alla luce
della soglia di 80.000 votanti fissata dal suo partito per considerare rilevante
la consultazione (Il Corriere di Bologna, 26/05).
Il pronunciamento della Corte dei Conti in merito alla
delibera del Comune di Napoli sull'assunzione di 300 maestre per assicurare
l'apertura di tutte le scuole a gestione comunale, metà delle quali rischiava la
chiusura a causa del patto di stabilità che impediva l'assunzione dell'organico
per il corrente anno scolastico, chiarisce i termini della questione: investire
nella scuola pubblica non rappresenta una scelta praticabile solo dopo aver
accontentato le richieste dei privati, bensì un obbligo costituzionale a cui il
Comune non può sottrarsi.
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Da vivalascuola riceviamo
e
volentieri pubblichiamo
Il bambino
artigiano
di Giorgio
Morale
questa settimana vivalascuola
propone un testo di Marco Carsetti di cui consigliamo caldamente la
lettura: su "Il bambino artigiano":
Il saggio effettua una critica radicale della scuola
italiana e al contempo offre preziosi spunti per l'azione, ricollegandosi alla
migliore tradizione pedagogica italiana.
Sono lieto di proporlo per gentile concessione della
rivista Gli Asini, una delle poche riviste sull’educazione che unisca
resoconto di pratiche didattiche, riflessione sull’esperienza, sguardo critico
sul presente. Completano la puntata le notizie della settimana
scolastica.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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Circolo Carlo Rosselli di
Milano
e Associazione Figli della
Shoah
Storia di una
menzogna
INVITO
Lunedì 3 giugno 2013 ore
20,30
Memoriale della
Shoah
Piazza Edmond J. Safra 1 •
Milano
Presentazione del libro di
Claudio Vercelli
Il negazionismo - Storia di una
menzogna
Ne discutono con l’Autore Claudio
Vercelli:
Michal Navoth esperta in diritto
internazionale
Liliana Picciotto storica CDEC
Valentina Pisanty università di
Bergamo
Milena Santerini università cattolica di
Milano
Modera Ferruccio de
Bortoli
Posti
limitati.
È richiesta la
prenotazione.
Per prenotarsi, inviare una mail
all’indirizzo
specificando nome, cognome e
indirizzo e-mail.
In collaborazione con CDEC, INSMLI,
Associazione Italia-Israele di Milano, ANPI, FIAP, Comunità Ebraica di Milano,
Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano
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Fondazione Circolo Fratelli
Rosselli di Firenze
Per Federico
Codignola
Firenze venerdì 31 maggio 2013, alle
17.30
presso i locali della Fondazione
Rosselli
(Spazio QCR, via degli Alfani 101r,
Firenze)
Presentazione del volume
Per Federico Codignola.
Ricordi e testimonianze
(Storia e Letteratura, 2013).
Un ricordo di Federico Codignola cui
partecipano:
Michele
Ciliberto,
Valdo Spini,
Lodovico Steidl.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
EDITRICE
SOCIALISTA FONDATA NEL 1897
Casella
postale 8965 - CH 8036 Zurigo
Direttore:
Andrea Ermano
Amministratore:
Sandro Simonitto
Web:
Maurizio Montana
L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento.
E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18
marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944
fu sede del "Centro estero socialista".
L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione
estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale
Svizzera.
Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie
all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento
pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti!
clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda
guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali
elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.
Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per
l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona
umana, di chiunque, ovunque.
Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra
italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un
patrimonio ideale che appartiene a tutti.
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www.radioasso.it |
www.acraccademia.it |
“Il vero amore dell'anima, non è un fiore solitario che si coglie e appassisce, bensì un continuo sbocciare di piccoli e grandi fiori d’amore meraviglioso. ”
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